Alimurgia e l’uso di piante spontanee

Quando il tuo metodo di coltivazione prevede principalmente di lasciare fare alla natura possiamo scoprire delle notevoli risorse. Le piante spontanee o “erbacce” hanno varie funzioni nell’orto naturale: costituiscono la diversità biologica che rende il nostro ecosistema stabile, concimano il suolo e arieggiano il terreno con le loro radici, ma forse non tutti sanno che le erbacce possano diventare parte del nostro raccolto!

Questa cosa, che in termini moderni si chiama “alimurgia”, fino a pochi decenni fa non aveva neanche un nome in voga. Usare piante spontanee con le loro proprietà era una cosa normale e faceva parte della tradizione popolare. Personalmente credo sia importante conservare queste conoscenze perchè: 1) è il modo meno faticoso di procurarsi del nutrimento 2) in momenti di carestia potrebbero tornare utili.

Ci sono delle cose IMPORTANTISSIME da chiarire prima di iniziare a brucare l’erba del giardino. Per prima cosa la dieta dell’uomo non può essere costituita principalmente da foglie e parti verdi delle piante. Per cui mangiare erbe, crude o cotte che siano, può essere solo una integrazione della dieta. Alcune piante sono note per avere grandi proprietà a favore della salute ma rimangono sempre degli alimenti da integrare ad una alimentazione sana.

La seconda cosa è che per cimentarsi nella raccolta di piante alimurgiche è necessaria un’approfondita conoscenza delle piante. Ogni pianta che viene raccolta a questo scopo deve essere riconosciuta con certezza. Come tutti sapranno ci sono piante in natura che possono essere tossiche o addirittura velenose per l’uomo. Mi raccomando di non lanciarvi subito in queste pratiche se non avete approfondito la questione, una guida su internet non basta! Un libro di botanica che spiega come riconoscere le piante è solo la base.

Per esperienza, un modo sicuro di andare a raccogliere erbe è andarci con qualcuno che ha già molta esperienza e possa insegnarvi. In natura le piante possono essere molto simili tra loro, infatti quando studiamo una pianta su un libro o la vediamo in foto, per quanto possiamo impegnarci, dopo sarà difficile distinguerla nel suo ambiente. Tutto cambia quando conosciamo una pianta “in campo”, quando la possiamo osservare e conoscere dal vivo difficilmente ci sbaglieremo da quel momento in poi. Anche se assomiglierà ad altre, una pianta conosciuta per esperienza diretta ci rimane in mente, è tutto un altro modo di conoscerla: il colore, la forma, la sensazione al tatto, l’odore, il contrasto con resto della vegetazione, sono sensazioni che un libro non può spiegare. La scienza, in particolare la botanica, può insegnare il metodo scientifico esatto di discriminazione (che per me è assolutamente importante sapere), ma vi accorgerete che l’esperienza diretta è molto più efficace della “chiave dicotomica”. Ecco perchè imparare a riconoscere le piante, secondo me, passa attraverso due punti essenziali: 1) un buon libro di botanica, 2) andare a raccogliere piante spontanee con qualcuno che lo fa da anni.

Detto questo ecco dieci piante molto comuni che possono fare parte della nostra dieta:

 

  • Borragine (Borago officinalis): di questa pianta si utilizzano principalmente le foglie. Le foglie bollite sono alla base di molti piatti conosciuti nelle varie tradizioni regionali come minestroni e frittate. In minore quantità sono utilizzate le foglie giovani crude come insalata.
Borrgaine
  • Borsa di pastore (Capsella bursa-pastoris): questa pianta è anche citata nel libro di Masanobu Fukuoka “La rivoluzione del filo di paglia”. Nel libro racconta come questa pianta era utilizzata nelle diete dei contadini in giappone e stimolava alla calma e alla serenità se consumata nella giusta stagione. Le foglie giovani possono essere consumate come “insalata dei campi”, si possono anche usare in minestre di stagione. Dai semi si può ricavare un olio commestibile.
Borsa di Pastore
  • Carota selvatica (Daucus carota): Questa pianta è molto comune nei campi in tutta europa. Di questa pianta è commestibile il fittone (radice).

  • Cicoria comune (Cichorium intybus): anche di questa erba si possono mangiare le foglie crude, di solito prima della fioritura.
Cicoria selvatica
  • Ortica (Urtica dioica): una delle piante più comuni nei campi. Si prendono le cinque foglie più apicali e si fanno bollire dieci minuti (in questo modo perdono anche le loro proprietà urticanti).
Ortica
  • Parietaria officinalis: le foglie delle giovani piante si possono consumare una volta fatte bollire.
Parietaria
  • Piantaggine (Plantago lanceolata): le foglie di questa “falsa graminacea” si possono consumare sia lessate che crude.
Piantaggine
  • Portulaca (Portulaca oleracea): tutte le parti aeree di questa pianta possono essere consumate sia cotte che crude.
Portulaca selvatica
  • Silene vulgaris: nella mia regione questa erba è molto nota nella tradizione culinaria col nome di “Sclopìt”. Pianta molto ricercata in gastronomia prima della fioritura, è tra le migliori erbe commestibili, le foglie si possono mangiare sia crude che cotte.

  • Tarassaco (Taraxacum officinale): la rosetta basale (foglie) può essere consumata lessa o come insalata.
Tarassaco

Pubblicato da masanobu

Sono nato a Gemona del Friuli alla vigilia di Natale del 1990. Ho studiato "Scienze per l'ambiente e la natura" all'universitá di Udine. Lavoro nel settore florovivaistico da qualche anno e scrivo sui temi dell'agricoltura naturale.

2 Risposte a “Alimurgia e l’uso di piante spontanee”

  1. Riconoscere le specie vegetali appartenenti a certe famiglie molto complesso Composite, Graminaceae, Ciperaceae, Cariofillaceae, etc. va al di la della compagnia di un buon conoscitore o degli aspetti legati a fenomeni sensoriali. L’uso corretto delle chiavi dicotomiche può fugare ogni dubbio.

    1. Certo, con questo articolo non volevo sminuire l’importanza dei libri e della teoria per il riconoscimento delle piante.

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